Museo del Novecento
Milano
** (Vale una deviazione)
Il Museo del Novecento, di
proprietà del Comune di Milano, è ospitato nel Palazzo dell’Arengario in piazza
Duomo ed è stato inaugurato nel dicembre 2010. La ristrutturazione dell’edificio,
di epoca fascista, è stata affidata agli architetti Italo Rota e Fabio Fornasari.
Secondo fonti di stampa, il costo della ristrutturazione è stato di circa 28
milioni di euro per una superficie complessiva di 8.500 mq di cui 5.000 mq
espositivi. Le opere esposte sono circa
400, quasi tutte (tranne la sezione d’ingresso) di artisti italiani. Il
percorso espositivo, che inizia con le avanguardie internazionali di inizio ‘900,
passa in rassegna le maggiori correnti artistiche del secolo scorso: futurismo,
metafisica, astrattismo, spazialismo, pittura informale, fino alla pittura
analitica e all’arte povera.
La collezione è superba. Il Museo
conserva dei veri capolavori. Il percorso è chiaro, equilibrato, con sezioni
piuttosto contenute e con un ritmo rapido, il che rende la visita poco noiosa. Di
contro, la ristrutturazione del Palazzo, così come l’allestimento delle sale è (strano
a dirsi per un museo così nuovo) obsoleta, superata e, sotto il profilo
tecnico, mal realizzata. L’allestimento è pesante e invasivo (sto pensando
soprattutto ai pannelli posti dietro alle opere futuriste); i materiali
utilizzati sono di scarsa qualità (linoleum a pavimento); dopo nemmeno due anni
dall’apertura i locali si presentano rovinati o mal mantenuti. La rampa di
accesso del museo, che collega la biglietteria al piano terra con il primo
piano espositivo, sembra copiare la splendida spirale del Guggenheim di Frank
Lloyd Wright e lo fa senza riuscirci, con soluzioni architettoniche discutibili
(vedi i led a pavimento, la barriera in ferro dipinta di nero) e diventando
immediatamente vecchia e superata.
Questo è un grave peccato. Il
Museo, così realizzato, non ha nulla di internazionale, nulla di innovativo e
purtroppo perde anche la possibilità di creare quell’atmosfera magica e poetica
che le opere da sole saprebbero dare. IMPORTANTE: La collezione. Milano vuol dimostrare di essere (stata) la capitale della cultura italiana e in qualche modo, pur con qualche lacuna, ci riesce.
CURIOSO: Tutti conoscono l’immagine
dei 20 centesimi di euro italiani. Non tutti sanno però che quell’immagine è in
realtà una scultura di Umberto Boccioni “Forme uniche della continuità nello
spazio”, bronzo futurista considerato una delle più importanti opere del
movimento. Non si tratta dell’unico esemplare: altri sono conservati al Moma, al
Metropolitan e alla Tate Gallery. Infatti, qualora non lo sapeste, le sculture
in bronzo non sono mai pezzi unici ma vengono realizzate in serie: l’artista crea
un gesso, dal quale ricava un calco che utilizza per creare esemplari multipli,
di solito cinque esemplari più la cosiddetta “prova d’artista”, ovvero il primo
pezzo realizzato che serve per correggere eventuali imprecisioni. La scultura è proprio bella e se non avete la
possibilità di viaggiare oltremare per vedere gli altri musei che ne conservano
un esemplare, solo questa vale la pena di visitare il Museo. Nella sala
dedicata a Boccioni, oltre a poter ammirare un corpus molto importante di opere,
scoprirete anche – curiosità un po’ macabra – che l’artista, affascinato dal
moto dei cavalli a tal punto da dedicarvi moltissime opere, morì proprio in
seguito a una caduta da cavallo, nel 1916.
STIMOLANTE: Passare in rassegna
cent’anni d’arte percorrendo solo pochi metri. Per chi non comprendesse l’arte
moderna e considerasse Lucio Fontana uno svitato, qui potrebbe ricredersi,
potrebbe cercare di capire e potrebbe anche rimanerne affascinato. Non sono
molti i musei che possono vantarsi di riassumere in maniera così completa e in
poco spazio un periodo così lungo e complesso. E se Fontana non vi avesse ancora
convinto alla fine della visita, sappiate che lui l’ha sempre presa con
disillusione e diceva: “… è l’infinito, e allora buco questa tela, che era alla
base di tutte le arti, ed ecco che ho creato una dimensione infinita, un buco
che per me è alla base di tutta l’arte contemporanea, per chi la vuole capire.
Se no continua a dire che l’è un büs, e ciao…”
DIVERTENTE: Che siate
appassionati o meno di arte moderna, ciascuno di noi all’interno del museo può
riconoscere qualche opera, qualche artista, qualche corrente pittorica. Se
ancora non la capite e tutto vi fa solo sorridere, andate nella sala dedicata a
Piero Manzoni: anche lui ha sempre schernito il lavoro dell’artista, creando le
celeberrime “Merde d’artista” (scatolette dal peso netto di 30 grammi che
vendeva ciascuna al prezzo di altrettanti grammi d’oro), apponendo l’impronta
del suo pollice su uova sode e creando i “Fiati d’artista”, comunissimi
palloncini gonfiati dall’artista stesso e venduti come opere d’arte. Se non significa
questo divertirsi…
DELUDENTE: Il Museo del Novecento
è una bellissima vetrina del meglio dell’arte moderna milanese. Purtroppo
mancano i riferimenti agli altri musei del Comune (come Casa Boschi Di Stefano,
dalla quale sono state prelevate moltissime opere per esporle nel Palazzo dell’Arengario),
come se il Museo bastasse a se stesso. Personalmente non la penso così poiché la
cosa migliore che può lasciarti un museo è la curiosità di vederne altri.
DA VEDERE PERCHE’: I motivi sono
tanti e li ho ampiamente detti. Se quello che avete letto non vi è bastato,
eccovi un motivo universale: credetemi, questo museo è da vedere e va bene per
tutti.
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