mercoledì 28 novembre 2012

PINACOTECA DI BRERA - MILANO ***


Pinacoteca di Brera
Milano
*** (Vale un viaggio)

La Pinacoteca di Brera è un museo d’arte antica e moderna, di proprietà statale, gestito dalla locale Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici. La Pinacoteca ha sede nel Palazzo di Brera, opera iniziata nel XVII secolo da Francesco Maria Ricchini e terminata da Giuseppe Piermarini nel 1776. Il Palazzo ospita altresì l’Accademia di Brera, l’Istituto Lombardo di Scienze, l’Orto Botanico, l’Osservatorio Astronomico e la Biblioteca Braidense.
Si tratta di uno dei più importanti musei statali italiani. Il percorso espositivo comprende opere dal XIV al XX secolo, la maggior parte delle quali assoluti capolavori dell’arte italiana. Qui si trovano opere di Raffaello, Mantegna (il celeberrimo “Cristo morto”), Giovanni Bellini, fino a Modigliani e un buon numero di preziosi e rari Morandi del periodo metafisico.

Brera nasce nel 1776 per decreto di Maria Teresa d’Austria. La storia delle raccolte inizia con le soppressioni teresiane, ovvero quando l’Imperatrice ordina l’abolizione di alcune chiese e conventi della città e fa confluire a Brera le opere ivi requisite. Le raccolte si arricchiranno ulteriormente grazie alle soppressioni napoleoniche: quando Milano divenne capitale del Regno d’Italia nel 1805, Napoleone decise di trasformare Brera in un museo che contenesse i dipinti più significativi (tra quelli che non erano stati trasferiti al Louvre) provenienti dai territori conquistati dalle armate francesi e che svolgesse il ruolo di compendio della migliore produzione artistica del Regno. Questo, in breve, il motivo per cui a Brera troviamo veri capolavori.
Quando ho deciso di visitare nuovamente la Pinacoteca (la mia visita precedente è ormai lontana alcuni anni) avevo molti pregiudizi. Ero convinta di vedere opere rovinate, infiltrazioni d’acqua dal soffitto, sale chiuse e tutto il resto che si sente dire del museo dall’opinione pubblica. In realtà, con grande stupore, non è affatto così maltrattata. Le sale sono pulite, verniciate – pare – recentemente, le opere sono ben conservate e ben illuminate, all’ingresso vengono distribuiti pieghevoli con l’indicazione delle sale e la presentazione del percorso espositivo ed è addirittura presente un bookshop che vende volumi, cartoline e oggetti di alta qualità. Gli ambienti interni sono di grande fascino e ricordano i musei viennesi, il Kunsthistorisches in particolare. Durante il percorso si incontrano due depositi di opere d’arte, che mostrano parte della collezione non esposta o comunque fanno intendere la maggior vastità del patrimonio, e il laboratorio di restauro, visibile tramite una grande vetrata. All’interno era esposta la “Pietà” di Giovanni Bellini ora, appunto, in restauro e altrimenti invisibile.

Sorgono quindi spontanei alcuni quesiti: perché Brera è così malvista dall’opinione pubblica? Perché così poco visitata dal pubblico? E infine, ma non meno importante, servirà la realizzazione della “Grande Brera” a ridare slancio e visibilità alla Pinacoteca?
Non voglio annoiarvi con argomenti che esulano, in parte, con questo blog, ma alcuni dati per capire meglio il museo credo che servano.

Nel 2011 la Pinacoteca è stata visitata da 287.390 persone (fonte: Mibac), collocandosi “solo” al diciottesimo posto per numero di visitatori dei musei/aree archeologiche statali, con un introito lordo di 745.000,00 €, ai quali aggiungere gli introiti da servizi aggiuntivi (bookshop). Secondo Stefano Baia Curioni (Storico Economico e vicepresidente del centro di ricerca ASK, dell’Università Bocconi di Milano) che ha rilasciato in questi giorni un’intervista sul Giornale delle Fondazioni del Giornale dell’Arte, il costo di funzionamento stimato di Brera è di circa 7 milioni di euro all’anno. Pertanto il deficit strutturale è di circa 6 milioni di euro all’anno. Il progetto della “Grande Brera” ha ricevuto proprio in questi giorni il via formale, essendo stati sbloccati 23 milioni di euro per dare corso alla gara d’appalto. Il progetto, firmato dallo Studio Mario Bellini di Milano, prevede il trasferimento dell’Accademia nell’ex Caserma Magenta, il riallestimento delle sale della Pinacoteca e l’espansione delle raccolte nel vicino Palazzo Citterio, che dovrebbe contenere le collezioni del ‘900, un auditorium, i laboratori didattici e la fototeca. Il costo dell’intero progetto si aggira sui 150 milioni di euro. Il progetto dovrebbe essere inaugurato in occasione dell’Expo di Milano nel 2015. I nuovi spazi espositivi permetterebbero l’allestimento di grandi mostre temporanee e nuovi spazi per il pubblico. E questo impero dovrebbe mantenersi trasformando Brera in una Fondazione che attirerebbe soci e capitali privati.

Non meriterebbe nemmeno un commento un’iniziativa così irragionevole sotto molti punti di vista: innanzitutto per i tempi di realizzazione, impensabili anche qualora fosse disponibile l’intero ammontare per la realizzazione del progetto. Denari che, per inciso, non si sa se arriveranno e con quali tempi. Se poi consultate il sito della Pinacoteca, vedrete, tra le informazioni per la visita, che non viene garantita – per problemi finanziari e di personale – l’apertura di tutte le sale nei giorni festivi. Come al solito: soldi per grandiosi progetti dimenticandosi della gestione ordinaria. Ma, come sempre in questo periodo, si guarda al privato come àncora di salvezza in un mare di buchi di bilancio pubblici. C’è ancora qualcuno che crede che un museo possa guadagnare: non è possibile, credetemi. E non è possibile ancor di più se il bene in oggetto è pubblico, ha finalità pubbliche, una legislazione che tutela le sue funzioni e ne detta gli utilizzi. Gli unici privati che la nuova Brera potrà attrarre saranno per lo più Fondazioni ex bancarie, che proprio “private” non lo sono. Ultimo punto: non credo che per salvare Brera serva un archistar, né esporre tutte le opere conservate nei depositi, né 20.000 mq in più di spazio. Servirebbe una rivalutazione logica delle sue collezioni, meno terrorismo e più affezione nei confronti di una realtà museale incredibilmente affascinante. Mancano le mostre? Ma perché devono essere organizzate dal medesimo ente proprietario negli stessi spazi della Pinacoteca? Ci sono opere invisibili di inestimabile valore? Facciamole viaggiare e conoscere fuori dal quartiere. Occorrerebbe una promozione al di fuori delle mura comunali, in Italia e all’estero. 
Non si promuove il patrimonio in questo modo, non decuplicando i costi, snaturando le origini di un’istituzione, creando conflitto tra Accademia e Pinacoteca, enti che volontariamente sono nati gemelli perché il primo doveva guardare al secondo come esempio e il secondo contribuire ad accrescere il primo.
 
IMPORTANTE: La storia della Pinacoteca, delle sue acquisizioni, delle istituzioni che hanno sede nel Palazzo e ovviamente, la collezione. Superba.

EMOZIONANTE: Ognuno di voi troverà un’opera che riuscirà davvero ad affascinarlo. Per me emozionanti sono state le opere metafisiche di Giorgio Morandi, donate da Emilio Jesi negli anni ‘Ottanta del Novecento insieme a una collezione di arte moderna assoluto rilievo (Modigliani, De Pisis, Boccioni, Martini, Marini, Carrà, Braque, Picasso, e molti altri).

DIVERTENTE: I materiali in vendita nel bookshop. Sono davvero particolari e si possono trovare molti oggetti curiosi, oltre a pubblicazioni scientifiche e libri d’arte.

DELUDENTE: L’allestimento (questo sì che avrebbe bisogno di essere rivisto) della Collezione Jesi.

DA VEDERE PERCHE’
Da vedere prima della trasformazione (se mai ci sarà davvero). Per ribaltare l’idea che così la Pinacoteca sia un luogo derelitto e dimostrare un po’ d’affetto verso uno dei luoghi di cultura più importanti del nostro Paese.

 

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